
INDICE:
- Cosmo: ordine e bontà e bellezza
di Giuseppe Lampis - Kalokagathia e areté nell’arte classica
di Marina Plasmati
- Bellezza e verità
di Annamaria Iacuele
- Arte e psicologia: ermeneutiche del senso
di M. Pia Rosati - Una Chiesa: soglia dell’inesprimibile
di Giuseppe Curatolo
Un uomo che si faccia risolvere intieramente nella mondanità, non è un uomo. Se Dio è morto, egli deve egualmente salvarsi, e oramai può farlo solo con le proprie forze soltanto.
Così, la poesia, non è più e non può più essere la splendida intrattenitrice o la decorazione di un altro discorso. La poesia – la forma estetica nella sua più limpida espressione, la lirica – acquista un peso inaudito.
Essa, sospinta nel mare aperto della libertà, svincolata dal servizio verso altri valori, tempo, trono, cattedra, si ritrova carica di un compito che aveva fino ad allora evitato: la salvezza di un dannato.
Come al cospetto della verità, davanti al suo mistero alle parole conviene tacere, oppure, per incantamento, divenire poesia, che è verità in figura di parole. In figura, solo così ci è concesso accostarci al fulgore incandescente del segreto.