Alla ricerca di Anima

 

Raffaele Floro
Due volumi indivisibili:
[1]: L’incontro: per una psicologia poetica del sentimento
Bergamo: Moretti & Vitali, 2016, pagine 368.
(Il tridente, Saggi; 89, I)

[2]: Il ritorno: il sentimento come Anima nella vita e nella rivisitazione simbolica del Faust,
della Divina Commedia e dell’Asino d’oro

Bergamo: Moretti & Vitali, 2016, pagine 392.
(Il tridente, Saggi; 89, II)

Francesco Giordano

[1] L’incontro: per una psicologia poetica del sentimento

Questo primo volume di Raffaele Floro si occupa del tema dell’Anima come archetipo ampiamente trattato da Carl Gustav Jung in tutta la sua Opera.

Il termine Anima, a cui il libro si riferisce, va inteso nell’accezione particolare, datata storicamente nel pensiero junghiano, assolutamente non sovrapposta, come sottolinea Floro, all’idea di anima che ci viene trasmessa dalla religione. Allo stesso modo, è importante differenziare il concetto di Anima qui esposto da un’altra concezione dell’anima a cui si riferiscono sia Freud che Jung, utilizzando entrambi il termine tedesco “Seele”, mentre Jung adopera il termine latino “Anima” nello specifico significato a cui questo libro si riferisce.

Jung definisce Anima l’immagine del femminile che ogni uomo ha interiorizzato, un’immagine ancestrale che lo influenzerà nelle successive scelte oggettuali e nel rapporto con la donna, in particolare, ma anche nel suo legame più profondo ed intimo con l’inconscio.

Mentre l’Ombra rappresenta la “porta” tra la coscienza e l’inconscio personale, anche nella sua accezione d’insieme di contenuti rimossi, l’Anima, in tutta la sua complessità, segna il confine tra la coscienza e i territori inesplorati dell’inconscio collettivo. L’Anima quale personaggio duplice che esprime il binomio femminile/maschile e tutta la potenza drammatica e letteralmente incontenibile implicita nei due termini, è paragonata, in modo significativo, a ciò che in Oriente è definita Maya “la danzatrice che suscita illusioni”.

A differenza dell’Ombra, che può essere circoscritta come parte inferiore negativa attorno all’Io, l’Anima mostra fin da subito la sua illimitata sovranità, esercitando la sua influenza a partire da quello sfondo psichico indefinito, iperinclusivo, rappresentato proprio dall’inconscio collettivo.

Questa perturbante natura dell’Anima è ben descritta ed analizzata da Floro nel suo libro, dove è più volte messo in risalto come l’Io, nel suo significato di coscienza, nel rapportarsi all’Anima, è posto a confronto non con quell’antagonista che è l’Ombra, della quale, comunque, pur se in profondità, mantiene una consapevolezza, ma con una vera e propria potenza mitica della psiche: l’Anima, appunto.

L’Anima riassume in sé, drammatizza le vicende umane in una dimensione che travalica la storia del singolo individuo. In tal modo, prendono forma le narrazioni di ciascun uomo e la vita ordinaria diventa “Storia”.

Attraverso il continuo riverberarsi di questo archetipo, nascono quegli sdoppiamenti, quegli incroci, tutte le infinite combinazioni che danno vita a tutte quelle immagini che l’inconscio continuamente produce e che attraverso il simbolo prendono forma e si stagliano di fronte alla coscienza nella loro potenza e capacità sovvertitrice dell’ordine costituito.

L’Anima, come opportunamente Floro sottolinea, diviene la linea femminile inconscia che avvolge, filtra, duplica e scandisce la vita affettiva dell’uomo, tramite quelle immagini di donna che si proiettano nella sua esistenza e prendono vita, a partire dalla propria madre, fino alla donna amata.

Significativo al riguardo il rimando ad Autori tra i quali Erich Neumann ed Esther Harding, proprio in riferimento a questi temi, che così larga parte hanno avuto nella costruzione concettuale dell’Anima quale archetipo fondamentale nella psicologia e nella visione dello sviluppo della vita psichica per Jung.

Nei capitoli iniziali del libro lo studio si rivolge alla definizione di questo archetipo, così come ci viene data da Jung, attraverso una lettura sistematica della sua Opera, che comprende anche la descrizione di questa complessa e variegata personalità dell’inconscio dal punto di vista del suo significato nell’Alchimia e nella Cabbalà.

In particolare, significativi sono i riferimenti dell’Autore a quell’aspetto assolutamente non marginale che l’Anima assume nello sviluppo del transfert, e che aprono lo sguardo verso quei territori inesplorati della psiche, che sono molto al di là di una lettura tradizionale di questa importante dinamica analitica.

La disamina di questo archetipo, di questa figura egemone, posta alle porte dell’inconscio collettivo, così storicamente legata allo sviluppo di ciascun individuo, viene condotta, è importante sottolinearlo, sempre secondo quell’ottica fenomenologica che, continuamente, ha caratterizzato la vasta Opera di Jung.

Ogni aspetto di tale studio sulle origini del Femminile nell’uomo prende le mosse, infatti, dal significato dell’Anima come elemento concreto all’interno della psiche, e della quale egli intimamente fa esperienza; un archetipo dotato, si potrebbe dire, di una sua precisa quanto complessa “anatomia”, per riferirsi a James Hillman, che riconosce ad esso una personificazione, uno spessore ed una vitalità corporea.

Questo aspetto esperienziale dell’Anima è ben descritto dalla significativa influenza che essa esercita lungo il cammino d’individuazione, come realizzazione della personalità individuale, caposaldo della psicologia Junghiana.

In tale studio dell’Anima e della sua origine, Floro ne definisce, infatti, la natura precisa, sottolineando come essa si muova all’interno di quel mondo psichico inconoscibile rappresentato dall’inconscio collettivo, e come sia dotata di una sostanza, di un movimento e di una corporeità del tutto particolari, che permettono in maniera significativa l’espressione di questo archetipo nel mondo della realtà visibile ed oggettiva.

Come l’Autore sottolinea, la natura dell’Anima è quella di essere al confine tra la Psiche e la Materia, e di essere espressione proprio del rapporto dinamico e continuo tra queste realtà.

Un rapporto declinabile in tutta la sua ricchezza sul piano psicosomatico, che permette agli eventi psichici di trovare la loro specifica rappresentazione nella realtà.

L’Anima, come si sa, apre al mondo dell’indefinitezza, della perdita dei confini, di ciò che perturba la coscienza; non vi è per essa di fatto una definizione che possa contenerla.

Jung, infatti, nell’accostarsi a tale archetipo ricorre ad esempi tratti dalla Fisica, e di questo approccio così singolare Floro dà un interessante esempio in questo libro riferendosi, nello specifico, a quei fenomeni definiti Sistemi Dinamici Non Lineari (SDNL), utilizzati nella fisica del Caos. Un nuovo approccio di studio per tutti quei fenomeni che non possono essere affrontati secondo i normali paradigmi meccanicistico e quantistico.

All’interno di tali sistemi di riferimento, Floro colloca l’archetipo Anima, definendone la sua singolare posizione nell’interfaccia, appunto, tra la psiche e la materia, il suo essere psicoide, come egli stesso precisa, la sua irriducibile indefinitezza, la sua esistenza, che travalica la stessa esperienza umana.

A questa prima parte del libro, più descrittiva e dedicata alle origini dell’Anima come archetipo ed alla sua rappresentazione così variegata nella psiche dell’uomo, segue l’analisi del suo significato come immagine, come espressione del femminile, attraverso l’esame dei quattro livelli in cui l’Anima stessa può essere descritta, così come Jung stesso riporta nella sua opera Psicologia della traslazione. Tale opera, insieme a Psicologia e Alchimia e Mysterium Coniunctionis, rappresenta un importante contributo dato da Jung per una concezione della psicologia come espressione di quelle dinamiche che l’alchimia ha saputo così sapientemente descrivere, raffigurare ed analizzare nelle sue ricerche e nei suoi testi.

I quattro livelli oggetto di analisi, così come riportato da Floro in questo libro, sono l’espressione che l’Anima, come archetipo, acquista nelle immagini di Eva, Elena, Maria e Sofia, sempre all’interno di quel teatro interiore che è l’inconscio.

L’esame di tali livelli viene condotto confrontando le suddette immagini, che si presentano alla coscienza, secondo quelle che sono le parole di Jung e l’interpretazione che ne dà un’autrice quale M. L. Von Franz.

In particolare, nella concezione junghiana l’immagine archetipica rappresentativa dell’Anima ad un livello inconscio trova una prima forma in Eva, riconducibile alla terra, nel suo significato simbolico di elemento da fecondare. Si tratta di un livello fondamentale biologico, dal quale è necessario progredire, attraverso un distacco di questa immagine dal fondo indifferenziato dell’inconscio, rappresentato a sua volta dalla Grande Madre, in modo che possa assumere delle caratteristiche sempre più differenziate, tramite le sembianze di Era e successivamente di Demetra, KorePersefone, figure che rappresentano una progressiva evoluzione dello stesso archetipo su di un piano psicologico.

Segue, quindi, un livello successivo, il secondo, ancor più differenziato nella forma, quello di Elena, rappresentativo di un Eros che assume progressivamente un carattere estetico e romantico, dove già sono rintracciabili qualità individuali. Si tratta di un carattere superiore, dove alla donna sono riconosciute doti che vanno al di là del mero aspetto sessuale.

Qui l’Autore riporta significativi esempi letterari di questo tipo di donna quali, un esempio per tutti, “Lei” nei racconti immaginari di Rider Haggard. Tuttavia, è dagli studi sullo Gnosticismo che Jung delinea questo tipo di donna, ed in particolare dalle descrizioni delle vicende di Simon Mago e della sua Elena.
A questo secondo livello la donna è portatrice di un ricco mondo interiore e si pone come interlocutrice dell’uomo lungo la sua esistenza.
Stadi che indicano una progressione dell’immagine archetipica sono rappresentati dalle sembianze di Elena che si avvicinano a quelle di Afrodite. Proseguendo, al terzo livello, l’Anima acquista nella sua personificazione le sembianze di Maria. Qui l’Eros si eleva, come dice lo stesso Jung, fino alle vette della devozione religiosa. La Vergine Maria, gli fa eco la Von Franz, solleva l’amore all’altezza della devozione spirituale.

Vengono qui posti in rilievo dall’Autore i numerosi riferimenti che Jung fa a proposito di questa evoluzione del simbolo femminile all’Alchimia per un verso, ed agli scritti sullo Gnosticismo dall’altro; in particolare, è posta attenzione al processo di sublimazione, che permette la purificazione dell’immagine archetipica nella piena espressione spirituale.

L’ultimo livello, il quarto, al di là di ogni aspettativa, supera quello precedente, e qui l’immagine si profila sotto le sembianze di Sofia, la saggezza divina.

Come precisa la Von Franz, la saggezza avvicina l’uomo alla vita, si esprime quando egli sa come rapportarsi alle donne, come amarle, ma sa anche come proteggersi dal loro lato oscuro e divorante.

A questo punto seguono riferimenti proprio su tale espressione finale e più evoluta dell’archetipo Anima, che Floro compie, come già nella prima parte del suo libro, a partire da Autori quali, come già detto, Erich Neumann e Esther Harding.

Ad essi fanno seguito parallelismi tratti dalla letteratura alchemica, esempi interessanti di come l’evoluzione delle conoscenze sulla psiche abbia avuto proprio nell’alchimia i primi riscontri più significativi.

Il volume prosegue con un approfondimento della comprensione psicologica della manifestazione fenomenologica di Sofia, l’ultimo livello nell’evoluzione dell’immagine archetipica dell’Anima.

A tale scopo, Floro si addentra nello studio della Sofiologia, corrente teologica che pone alla base l’Anima nel suo significato trasformativo, e che trova la sua origine nelle esperienze di vita dei mistici e teologi della Chiesa Ortodossa. Un approccio che l’Autore arricchisce con interessanti connotazioni cosmologiche ed antropologiche e con riferimenti letterari tratti dalle opere di S. N. Bulgakov, V. S. Solov’ëv e P. A. Florenskij.

Interessante, dopo questa accurata analisi dell’archetipo Anima attraverso le sue manifestazioni fenomenologiche, è il capitolo che Floro dedica, sul finire del volume, a quella che egli definisce la relativizzazione dell’Io come momento critico nel corso del cammino d’ individuazione.

Qui si intrecciano due movimenti evolutivi tra loro coordinati: da una parte l’Io nella sua messa a confronto con i contenuti dell’inconscio, per una loro progressiva integrazione, e dall’altra l’evoluzione dell’archetipo del femminile, attraverso i livelli su accennati di sempre maggiore determinatezza e consapevolezza.

L’analisi portata avanti con acutezza da Floro in questo capitolo non può che rimandare a quegli aspetti della crisi a cui l’Io, istanza legata alla coscienza, è destinato nel suo lavoro di confronto con l’inconscio, quando viene a perdere progressivamente ogni punto di riferimento.

Viene, infatti, ad essere messa in crisi l’unilateralità della coscienza, il suo rapporto fin troppo rassicurante con il piano di realtà. L’Io fa esperienza, in tal modo, del proprio limite di fronte all’inconscio, a cui presta voce e rappresentatività nella genesi di quei simboli che, soli, possono indicare la strada per uscire da quello che sembra apparentemente un labirinto senza uscita.

Qui di vitale importanza è la funzione trascendente, ampiamente descritta da Jung, che permette al simbolo di farsi intellegibile, proprio nel momento in cui l’Io sembra soffrire una vera e propria crocefissione. Si è di fronte ad un sacrificio dell’Io nel raggiungimento del Sé, tappa a cui tendere nel cammino d’individuazione.

Il capitolo termina con l’analisi di due esempi di relativizzazione dell’Io, tratti dalla vita di due mistici ai quali lo stesso Jung più volte si è riferito: Meister Eckhart e Angelus Silesius.

Questo primo volume del lavoro di Raffaele Floro rappresenta uno studio vasto ed approfondito sull’origine e sullo sviluppo concettuale dell’Anima come archetipo e della sua espressività immaginale, all’interno della vasta Opera Junghiana.

I numerosi e diversificati riferimenti, parallelismi e confronti, al di là dello specifico campo della Psicoanalisi, tratti da diversi ambiti, Letteratura, Filosofia, Storia delle religioni, fino alla Fisica moderna, fanno di questo libro un contributo prezioso per chi voglia approfondire questo tema, che non ha mai cessato d’interessare ed affascinare il grande psicoanalista svizzero.

L’incontro con l’Anima, in tutta la sua poliedrica ricchezza, il dialogo con essa e la sua continua ridefinizione hanno, infatti, coinvolto Jung a partire dal 1913, anno che segna la rottura con Freud, fino alle sue ultime opere, di cui Ricordi Sogni e Riflessioni ne costituisce una significativa testimonianza.

Il tema dell’Anima, nel suo significato rappresentativo e simbolico, continua nel secondo volume dell’opera di Raffaele Floro, di cui si parlerà a breve.

Francesco Giordano


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