La più insidiosa contraddizione cova in agguato là dove non ce l’aspetteremmo.
Correntemente crediamo che eroe e imperium si connettano in un rapporto tanto stretto e necessario da non potersi dare l’uno senza la corona dell’altro e che, in breve, il dominio universale (l’imperium) competa al tipo dell’eroe per immancabile premio.

Nulla di più tragicamente erroneo. L’imperium è una tentazione tanto seducente quanto esiziale per l’eroe.
L’eroe autentico sorge dal più assoluto disprezzo per il tempo, la durata, la terra, la materia. Egli è precisamente il risultato dell’emancipazione dal desiderio di potere terreno. L’imperium è uno dei veleni di Circe. Il dominio è il dono più ingannevole e fatale con il quale la grande madre terra alletta i più abili e riottosi, volgendoli a servirla usando la loro stessa ambizione.
Il vero eroe non è, pertanto, Alessandro bensì Cincinnato. Non è il Carlo V d’Absburgo padrone di possedimenti distribuiti attorno al globo sì estesamente da consentirgli di vantarsi che sul suo impero il sole non tramontava mai; è il Carlo che si ritira in convento in Estremadura per l’ultimo inevitabile combattimento, in cui si perde o si vince sé stessi.
Per questo, i sapienti hanno insegnato che lo sviluppo dell’eroe è l’asceta, non il politico.
Arjuna, sul campo della battaglia definitiva, apprende direttamente da dio che non deve nutrire il minimo interesse per gli effetti dei suoi atti. In tale modo, soltanto in tale modo, si spezza la ferrea catena invisibile che trattiene l’uomo alla terra e lo rende suo inconsapevole servo.
Non si può essere asceti senza essere guerrieri, ma a nulla vale essere guerrieri senza divenire nel tempo stesso asceti.
Il desiderio di gloria che accende il guerriero autentico è ben altro dal desiderio di possedere terre. La gloria è il lampo della trasvalutazione, la luce dell’istantaneità che si è sottratta al ciclo del tempo, la xvarenah degli iranici.
E infine non è certo la labile fama che sposta sugli altri il centro di sé. La fama: un’altra astuzia della terra, quasi che per seppellire l’eroe basti dimenticarlo.
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Pólemos e il nulla. Filosofia della II guerra mondiale, 2004;
ebook 2014, Libro XI, pp. 441-443.
La seconda edizione elettronica è in via di pubblicazione.