L’enigma delle fiabe

 

Alberto Nutricati
L’enigma delle fiabe, oltre i simboli e le parole – dalla Grecia alla Grecìa
edizioni Ghetonia, 2016

Anna Maria Granatelli

Il mondo moderno sembra idolatrare il progresso tecnico scientifico dal quale si attendono quei miracoli, che i greci chiamavano adunata, le cose impossibili. Tuttavia sempre più si manifesta il lato mefistofelico delle promesse e dei doni della scienza. Ci stiamo rendendo conto che perdendo le tradizioni avite in cui l’uomo aveva costruito nei millenni il suo bagaglio sapienziale percependosi parte di un Tutto le cui leggi dovevano essere comprese e rispettate, rischiamo di perdere la nostra libertà interiore, di divenire schiavi di noi stessi, di desideri indotti da un sistema economico che deve produrre in continuazione nuovi feticci. Se non vogliamo finire triturati nell’ingranaggio di un sistema impersonale, dobbiamo essere consapevoli del patrimonio culturale che stiamo lasciando cadere nell’oblio, o peggio. spesso lo conserviamo solo se può essere mercificato e produrre un vantaggio economico.

L’Italia è ricca di un humus culturale fecondato da molteplici apporti di culture diverse che l’hanno resa terra di fervidi ingegni, ma se la nostra millenaria tradizione culturale perde di significato per noi stessi è destinata a un rapido imbarbarimento. Tuttavia da sempre, alcuni saggi, spesso isolati nel loro cammino verso la conoscenza, hanno continuato a coltivare un sapere non riduttivo, basato su una comprensione del mondo e delle sue leggi, del posto che l’uomo ha in esso e del limite con cui deve confrontarsi. Molta sapienza tradizionale è consegnata alle fiabe, oggi considerate letteratura minore, che in modalità apparentemente semplice, comprensibile a tutti, hanno sempre trasmesso ciò che fa parte dell’aspetto più significativo della vita dell’uomo. Purtroppo i bambini oggi non ascoltano quasi più le favole tradizionali, pietra angolare nell’educazione di un’anima perché insegnano a conoscere ciò che soltanto ha valore. I cosiddetti nativi digitali, fin dai primi mesi di vita, sono attratti dai video che prospettano un mondo i cui eroi sono robot e extraterrestri, dalle irraggiungibili capacità per gli umani.

Queste considerazioni ci portano a presentare una ricerca ‘inattuale’ che ci è consegnata in un recente libro di Alberto Nutricati, L’enigma delle fiabe, oltre i simboli e le parole – dalla Grecia alla Grecìa – edizioni Ghetonia (2016).

Ci sembra degno di attenzione che nella Grecìa Salentina il circolo culturale Ghetonìa si sia impegnato a salvare quanto ancora persiste della cultura grika e delle sue lontane origini greco-cretesi. Sono stati intrapresi accanto agli scavi archeologici nel terreno, per dare voce alle pietre, anche scavi nella lingua, e nei manoscritti, al fine di recuperare un raro lascito di tradizioni orali raccolte dalla popolazione soprattutto femminile e fermate sulla carta da un appassionato studioso, Vito Domenico Palumbo. Fiabe e racconti hanno preso nuovamente vita e la comunità ha sentito rafforzato il senso della propria identità, ha preso coscienza della propria appartenenza culturale e ne è orgogliosa.

In questo vivo contesto culturale è nato il libro di Nutricati, uno studio comparativo che ha individuato una matrice comune nella letteratura popolare greca e in quella grika. Sono stati messi a confronto la favola Re Portogallo (raccolta dal Palumbo) e Teodora, un racconto della letteratura popolare cretese, ambedue riportati anche nella lingua originale, rispettivamente il grìko e il greco. Si è cercata una chiave di lettura che mettesse in relazione la letteratura popolare grika con quella greca latu sensu e sono stati evidenziati gli aspetti di comunanza linguistica e simbolica.

La ricerca è inserita in un più ampio contesto di studio del significato o meglio ‘dell’enigma delle fiabe oltre i simboli e le parole’ come recita il titolo.

Nel primo capitolo l’interpretazione delle fiabe l’autore si sofferma sui sistemi classificatori e le teorie interpretative, e sulla lettura delle favole secondo la psicologia del profondo e la psicoantropologia simbolica.

Il nuovo spirito antropologico (cf. G. Durand, C. G. Jung, M. Eliade), nato nella temperie culturale del Circolo di Eranos, che H.T. Hakl. ha definito ‘an alternative intellectual history of the twentyeth century’, ha guardato al mondo delle fiabe come al mondo dell’Immaginale, dell’immaginazione creativa. La funzione immaginativa è il fondamento di ogni attività razionale, di ogni scoperta scientifica, di ogni attività psichica e spirituale, e l’uomo è anzitutto homo symbolicus.

A C. G. Jung e M. L. von Franz è dedicato il secondo capitolo, Le Fiabe secondo la psicologia analitica. Le fiabe, attraverso il rito della narrazione ripropongono simbolicamente un’esperienza iniziatica attraverso la quale il bambino diventa un uomo o una donna e vive l’esperienza psicologica, emotiva, esistenziale di entrare nel mondo dell’Invisibile, ricevendo la rivelazione del mistero, del senso profondo della vita e del Tutto. Jung ha colto nelle fiabe l’affiorare degli archetipi e dell’inconscio collettivo e la traccia di un itinerario individuativo dall’Io al Sé.

E infine, come ha scritto nella prefazione Diego Fusaro, il testo di Nutricati è animato dalla consapevolezza che ogni patrimonio fiabesco popolare nasconde una ricchezza inesauribile, l’essenza stessa dell’uomo, e può aiutare gli uomini a liberarsi dalla ragione calcolante per tornare ad “abitare poeticamente la terra”.

Anna Maria Granatelli


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